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Nel numero di agosto-settembre 2010 di “Vita pastorale”, arcinoto mensile per operatori pastorali, è comparso un editoriale che sotto il titolo generico di Il diavolo e l’acquasanta comprende due pezzi diversi, di cui uno concerne “I reduci di Lepanto” (p. 7).
L’autore, Attilio Monge, ha le idee confuse in fatto di crociate e arriva fino a sfigurare il santo cappuccino Marco d’Aviano, criticando implicitamente chi lo ha beatificato, Giovanni Paolo II. Secondo Monge «Un frate cappuccino, vissuto alla fine del 1600 e beatificato solo qualche anno fa, Marco d’Aviano, che Giovanni Paolo II definì “un profeta disarmato della misericordia divina” è stato adottato da un partito politico italiano perché, vissuto ai tempi dell’invasione dei Turchi in Europa, esercitò il suo ministero a Vienna, durante l’assedio che terminò con la vittoria delle truppe cristiane. Considerato un frate anti-Islam, egli ha trovato da noi un popolo di devoti».
La ricostruzione offerta è tutto meno che sincera: p. Marco non si trovava per caso a Vienna durante le battaglie di riconquista dell’Europa orientale, assediata dai Turchi mussulmani, ma vi era andato volontariamente per galvanizzare l’esercito crociato, formato con l’approvazione esplicita del pontefice, il beato Innocenzo XI. Gli scritti di Marco d’Aviano – coraggiosamente beatificato nel 2003, contro le proteste inette sia del mondo islamico che del mondo democratico – raccolti nella sua Positio, sono stati analizzati da vari studiosi, per esempio da Massimo Viglione. Leggendoli si può dire che tutta la vita del cappuccino fu uno slancio eroico di amore verso Dio e il prossimo, e il suo zelo per la conversione di mussulmani, ebrei e protestanti fu una costante del suo ministero. Giovanni Paolo II non lo ignorava di certo e quindi, beatificandolo, lo approvava nelle sue gesta più note.
Quanto ai fatti prodigiosi che ne caratterizzarono l’apostolato non solo non sono un «sovrappiù» come scritto da “Vita pastorale”, ma sono esplicitamente menzionati nella sintesi ufficiale della vita, edita dalla Libreria Editrice Vaticana (I beati di Giovanni Paolo II, LEV, vol. V, 2006, pp. 301-304). Si ricordano infatti le sue guarigioni miracolose, come quelle della monaca Vincenza Francescani «ammalata e costretta al letto da circa 13 anni», poi anche altri «eventi prodigiosi».
Proprio questi miracoli, oltre alla sua santità a tutta prova, lo misero in relazione coi grandi dell’epoca, tra cui il governatore del Tirolo, il re di Spagna, il re di Polonia e soprattutto l’imperatore Leopoldo I divenuto suo figlio spirituale.
Sentiamo piuttosto da questa biografia ufficiale edita dal Vaticano la confutazione delle assurdità di cui sopra: «Marco d’Aviano dovette recarsi alla corte imperiale, prevalentemente nei mesi estivi, ben quattordici volte, e partecipare attivamente alla crociata antiturca: ad essa fra Marco prese parte in qualità di legato pontificio e di missionario apostolico […]. Dal 1683 al 1689 partecipò personalmente alle campagne militari di difesa e di liberazione».
Tutti i cristiani debbono lottare per la libertas ecclesiae e poi credere nella Trinità, nell’Incarnazione e nell’intercessione dei Santi, come il Grande d’Aviano, è già opporsi al credo mussulmano di Maometto.
N.d.B.: Per una riflessione sul Beato Marco d'Aviano si consiglia la visione del finale originale del film "Il mercante di pietre" che si può trovare andando nel seguente video di YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=jtljz5Ga5tA
Per una recensione sul film "Il mercante di pietre": http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=14
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